Dopo oltre 2180 giorni di detenzione, le autorità iraniane hanno annunciato che intendono eseguire entro il 21 maggio la condanna a morte di Ahmadreza Djalali, ricercatore esperto di Medicina dei disastri.
Il ricercatore di passaporto iraniano e svedese, che ha lavorato anche in Italia presso l’Università del Piemonte Orientale, è stato arrestato nel 2016 dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz.
Nel 2017 è stato condannato in via definitiva a morte con l’accusa di “spionaggio” in favore di Israele. L’esecuzione è stata più volte annunciata e poi sospesa a seguito delle pressioni internazionali.
Da novembre 2020, Djalali non può comunicare con la moglie e i due loro figli, che vivono in Svezia. Le uniche informazioni sul suo conto, provenienti dai suoi legali, parlano di un grave stato di salute.
In suo favore si sono pronunciati oltre 120 premi Nobel in discipline scientifiche.