Un anno dopo i naufragi al largo di Lampedusa dell'ottobre 2013, in cui annegarono oltre 500 persone, un nuovo rapporto di Amnesty International mette in luce come la vergognosa mancanza d'azione dei paesi dell'Unione europea abbia contribuito all'aumento delle morti nel mar Mediterraneo, dove migliaia di migranti e rifugiati hanno perso la vita nel tentativo disperato di raggiungere le coste europee. Leggi il rapporto

Il 31 ottobre 2014 i ministri dell'Interno e della Difesa italiani hanno annunciato la chiusura progressiva dell'operazione Mare Nostrum. Il primo novembre e' ufficialmente iniziata l'operazione Triton dell'Unione europea, sotto il coordinamento di Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere.

In piu' occasioni il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva dichiarato che Mare Nostrum avrebbe chiuso solo quando l'Unione europea non avesse posto in essere un'operazione di ricerca e soccorso in mare efficace almeno quanto Mare Nostrum. E Triton non e' minimamente equiparabile a Mare Nostrum. Il presidente Renzi non ha rispettato gli impegni presi. 

Dal 26 al 28 settembre, una missione di Amnesty International Francia, Germania e Italia ha visitato la Sicilia per incontrare istituzioni, associazioni e cittadini italiani e stranieri e rinnovare la richiesta all'Unione europea di dare priorita' alla ricerca e al soccorso in mare. Approfondisci

In occasione dell'assunzione della presidenza italiana dell'Unione europea, il primo luglio, Amnesty International  ha sottoposto le sue Raccomandazioni in materia di diritti  umani. Il nostro paese ha l'occasione di mostrare leadership e invertire la rotta dell'Ue, mettendo al centro delle proprie politiche e prassi i diritti umani, compresi quelli di migranti, rifugiati e richiedenti asilo.

 
 

Ogni anno migliaia di migranti e rifugiati cercano di raggiungere l'Europa. Alcuni sono spinti dalla necessita' di fuggire dalla poverta' cronica, altri cercano una via di uscita da violenze, persecuzioni e conflitti.

La risposta dell'Europa si e' concretizzata in politiche e prassi di controllo dell'immigrazione che mettono a rischio la vita di migliaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo e li costringono a intraprendere percorsi pericolosi per arrivare in Europa; quando giungono sul territorio europeo, spesso subiscono violazioni dei diritti umani, trattamenti disumani e degradanti e sfruttamento lavorativo.

Sono almeno 23.000 le persone che, dal 2000, hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Europa. Ad ottobre 2013, due naufragi al largo di Lampedusa hanno causato la morte di oltre 400 persone; pochi mesi dopo, a maggio, nelle stesse circostanze sono morte oltre 50 persone e centinaia sono disperse nel tratto di mare che separa l'Italia dalla Libia. Anche il mare Egeo, tra la Turchia e la Grecia, e' diventato luogo di morte: da agosto 2012, almeno 210 persone, compresi bambini, la maggior parte in fuga dal conflitto in  Siria e Afghanistan, hanno perso la vita o sono disperse.

Questa considerevole perdita di vite umane attesta il fallimento delle politiche europee! 

Negli ultimi anni, l'Unione europea si e' focalizzata sul controllo e la sicurezza delle frontiere chiudendo non considerando i diritti delle persone. Le recenti tragedie al largo di Lampedusa hanno spinto l'Italia a un maggiore impegno a salvare vite umane, con l'operazione Mare Nostrum, ma occorre fare di piu'.


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Le politiche restrittive dell'Europa includono:

 

la gestione delle frontiere degli stati membri: operazioni di intercettazione o interdizione in mare o sulla terraferma che spesso non tengono conto delle necessita' di protezione internazionale delle persone arrivate alle frontiere, costringendoli anche a tornare in paese dove potrebbero subire persecuzione o altre gravi violazioni dei diritti umani, in violazione del principio di non- refoulement. ll controllo e pattugliamento delle frontiere, anche attraverso il programma Frontex, cosi' come le limitate offerte di reinsediamento e di ammissione umanitaria, hanno costretto le persone a intraprendere percorsi sempre piu' pericolosi per raggiungere l'Europa, con grave rischio per le loro vite.

- la gestione delle frontiere al di fuori del territorio degli stati membri: accordi e intese con paesi terzi sulla gestione delle frontiere e la riammissione che spesso non tengono conto delle violazioni dei diritti umani che avvengo all'interno di questi paesi. Queste intese spesso vengono fatte senza alcuna trasparenza e non sono rese pubbliche; inoltre, non includono adeguate tutele dei diritti umani, in violazione del trattati internazionali e del diritto internazionale dei migranti e rifugiati. 

- il trattamento riservato ai migranti sul territorio degli stati dell'Ue: un diffuso ricorso alla detenzione di richiedenti asilo e migranti irregolari, compresi gruppi vulnerabili come i minori, diventato  una prassi, uno strumento con cui l'Europa gestisce il fenomeno migratorio.

 

Amnesty International chiede all'Unione europea che le persone vengano prima delle frontiere. In particolare: 

Amnesty International chiede all'Unione europea che le persone vengano prima delle frontiere. In particolare:

- che gli stati membri s'impegnino in modo pieno e inequivocabile a intraprendere azioni congiunte per salvare le persone in difficolta' in mare, assicurando il loro sbarco tempestivo e sicuro in un paese in cui i loro diritti umani saranno adeguatamente tutelati;

- porre fine al ricorso della detenzione dei migranti come strumento di gestione del fenomeno migratorio, promuovendo alternative che tutelino i diritti dei migranti, in particolare ai bambini e altri gruppi vulnerabili;

- nell'ambito del processo di revisione delle cosiddette Linee guida di Stoccolma sulle priorita' strategiche europee in materia di liberta', sicurezza e giustizia dell'Ue, i diritti umani di migranti, rifugiati e richiedenti asilo devono essere una priorita', in particolare potenziando i programmi di reinsediamento, ammissione umanitaria e riunificazione con la famiglia allargata;

- l'Unione europea e gli stati membri devono impegnarsi al fine di assicurare che qualsiasi attivita' condotta dall'agenzia europea Frontex, comprese le operazioni di controllo e pattugliamento delle frontiere, tenga conto dei diritti umani